Il primo patto di filiera locale tra piccoli produttori di cereali antichi è stato tfirmato nel giorno di S. M. Maddalena, rinnovando e innovando, dopo secoli, l’antica tradizione della fiera in cui veniva fissato il prezzo dei cereali per tutto il circondario.
Cinque aziende leccesi e un ente di tutela (Parco Otranto-Leuca) hanno firmato il primo patto di filiera locale per i cereali antichi mercoledì 22 luglio, a Castiglione d’Otranto, presso il Mulino di Comunità di Casa delle Agriculture.
PERCHÉ IL 22 LUGLIO. La scelta della data ha forte valenza simbolica, perché è il tentativo di riabilitare, innovando, un’antichissima tradizione rurale: per secoli a Castiglione, in provincia di Lecce, durante la fiera di Santa Maria Maddalena del 22 luglio è stato fissato il prezzo dei cereali per tutto il circondario. Era quello il luogo della contrattazione di quel prezzo e nel programma di rilancio dell’economia agricola voluto nel Settecento dai Borbone doveva avere un peso specifico, visto che è con decreto di re Carlo III, nel 1752, che venne “concesso il privilegio della fiera alla cittadinanza di Castiglione”, come ricorda l’epigrafe apposta sulla facciata della cappella dedicata alla Santa. La fiera, durante la quale veniva istituita anche la figura del “magister nundinarum” chiamato a risolvere le controversie tra mercanti, è comunque di origini più antiche, tardo medievali, e documenti ne attestano l’importanza già nel Cinquecento come luogo di vendita della seta che richiamava acquirenti da Napoli.
Perdutasi nel tempo l’importanza di questo appuntamento, della condivisione dal basso del valore dei prodotti agricoli (oggi governato dai meccanismi di mercato e, nel caso dei cereali, dalla borsa del grano) e la stessa cultura cerealicola locale, da alcuni anni si sta lavorando per riannodare i fili della storia e riqualificarla in chiave nuova, attraverso un processo di rilancio della ruralità come chiave per restare nei territori marginali.
I SOTTOSCRITTORI DEL PATTO DI FILIERA. È lungo questo solco che si inserisce la sottoscrizione del primo patto di filiera, presso il Mulino di Comunità sorto un anno fa in zona Trice, la stessa area che per secoli ha ospitato la fiera della Maddalena, che quest’anno non si terrà a causa dell’emergenza Covid-19.
A firmare l’impegno, oltre alla cooperativa agricola Casa delle Agriculture di Castiglione che ha ideato il patto, saranno Azienda agricola Entula di Chiara Savonitti (San Donato di Lecce), Azienda bio Talento di Dario Donno (Cutrofiano), Azienda bio di Stefano Maniero (Lecce), Azienda agricola 17 Tomoli di Attilio Castrignanò (Campi Salentina), per un totale di 40 ettari di terre strappate all’abbandono e coltivate a varietà antiche di grani, orzo e farro. A sottoscrivere il patto ci sarà anche il Parco regionale costiero Otranto- S.M.di Leuca- Bosco di Tricase, che ricopre il ruolo ente per la tutela della qualità del prodotto e della sostenibilità del frumento.
COSA PREVEDE IL PATTO DI FILIERA. La proposta avanzata da Casa delle Agriculture, nelle sue due articolazioni di cooperativa agricola e associazione di volontariato, è stata già pubblicamente presentata nel novembre scorso assieme a Rete Salento km0 nell’ambito di “Gallery: un osservatorio partecipante”, progetto ideato da Coppula Tisa e vincitore dell’avviso pubblico Puglia Partecipa nell’ambito della legge regionale sulla partecipazione n. 28 del 13 luglio 2017.
Il patto di filiera prevede il conferimento dei cereali al Mulino di Comunità a fronte dell’impegno di coltivare rispettando un protocollo di regole ben precise relative al reperimento di sementi biologiche, alla rotazione delle colture per assicurare la fertilità dei terreni, all'introduzione di piante mellifere per aiutare le api a sopravvivere, etc. In cambio, Casa delle Agriculture garantirà l’acquisto del prodotto ad un prezzo raddoppiato rispetto a quello della “borsa merci”, che svaluta il lavoro dei contadini e il loro ruolo di presidio del territorio.
Nel suo primo anno di vita, infatti, il Mulino di Comunità è stato in grado di generare una domanda di cereali di qualità a cui Casa delle Agriculture non può e soprattutto non vuole rispondere da sola. Da qui l’idea di innescare un processo di coinvolgimento di altri produttori e famiglie proprietarie anche di piccoli appezzamenti, per mettere in rete le forze e i saperi e per condividere la responsabilità di prendersi cura del paesaggio rurale e delle sorti della campagna.
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